(Adnkronos) – Famosa per il verde delle sue colline, i paesaggi incontaminati, la Guinness, il Temple Bar di Dublino e la festa di San Patrizio, gli irish whiskey, James Joyce, il flusso di coscienza, William Yeats e prossimamente anche per il legame con il vino. Nessun refuso: a quanto pare l'Irlanda sta rapidamente scalando le classifiche, crescono le vendite, crescono le importazioni e chissà che con il cambiamento climatico non finisca per crescere anche la produzione.
Malgrado i luoghi comuni occorre precisare che nulla di nuovo si dice quando si abbinano Irlanda e vino: già San Patrizio nel 433 d.C. scrive di vino parlando di un banchetto a cui aveva partecipato, e si sa che la bevanda era già conosciuta anche prima di questa data verosimilmente utilizzata come tributo dalla tribù celtica dei Menapi. La diffusione del cristianesimo e dei monasteri hanno poi contribuito alla circolazione e importazione di sempre più vino, in particolare dalla Francia.
Intorno al 1750 l’Isola di Smeraldo importava dalla Francia più vino di Inghilterra e Scozia messe insieme, questo anche perché nel 1690 circa 14.000 soldati cattolici fuggirono in Francia dopo la sconfitta nella battaglia del Boyne, e ancora una seconda ondata partì intorno al 1700 per ragioni politiche ed economiche sbarcando a Nantes e Bordeaux, dove alcuni trovarono fortuna come commercianti di vino, proprietari di castelli e, con il tempo, vigneron. Questi migranti sono stati definiti da Ted Murphy, storico del vino irlandese, “Winegeese” nel suo libro “A Kingdom of Wine: A Celebration of Ireland's Winegeese”, e sono le famiglie che hanno contribuito alla storia e alla diffusione del celebre vino francese come lo conosciamo oggi. Secondo il Drinks Ireland Report 2021, fonte citata da Wine Searcher, la birra è ancora la bevanda alcolica preferita dell'Irlanda, ma è marcata stretta dal vino. Nel 2021 le vendite di birra sono calate del 13%, malgrado le accise sul vino irlandesi siano le più alte dell’intera UE, con i consumatori che spendono 3,19 € per bottiglia di vino fermo e ben 6,37 € per bottiglia di spumante. Da notare anche che secondo l'Institute of Masters of Wine, l'Irlanda ha dieci MW residenti sull'isola, più altri otto MW nati in Irlanda (o titolari di passaporto irlandese) che vivono all'estero, ulteriore indicazione della silenziosa rivoluzione del vino in atto tra gli irlandesi.
Róisín Curley MW, ha dichiarato a Wine Searcher a proposito di questa rivoluzione:
"l'Irlanda si è evoluta in un paese maturo di bevitori di vino con molte persone che hanno fame di conoscenza del vino e sono desiderose di provare cose nuove"
. Per quanto riguarda la viticoltura, la Commissione Europea classifica l’isola come paese vinicolo, malgrado la maggior parte dei suoi vigneti siano ancora dei micro appezzamenti destinati al consumo familiare e personale e non alla vendita. La questione del cambiamento climatico e di come essa possa trasformare radicalmente aree inadatte alla produzione vitivinicola nelle future superstar del panorama enologico mondiale è più che attuale, e se pensiamo agli investimenti che alcune grandi di maison di Champagne stanno portando avanti nel dell’Inghilterra il futuro del vino sembra aperto a sorprese e nuove scoperte. Un articolo intitolato
“The Feasibility of Ireland Becoming a Wine Producing Country”
scritto da James McWalter identifica Wexford, nel sud-est dell'Irlanda, come una potenziale regione vinicola di alta qualità entro il 2050, a causa della riduzione delle precipitazioni estive e dell’aumento delle temperature invernali secondo le proiezioni dei modelli climatici dell’UE. Difficile fare una previsione certa sul futuro irlandese, ma quel che possiamo affermare è che il paese è certamente uno dei
one to watch
per il futuro dei mercati e delle produzioni enologiche. D’altro canto, gli irlandesi lo hanno già fatto una volta, spostandosi a Bordeaux, di legare il loro sangue alla storia del vino, presto potrebbe essere giunto il tempo di un ideale viaggio di ritorno sull’Isola Verde che chiuda il cerchio e porti il vino agli irlandesi, invece che gli irlandesi al vino.Adnkronos – Vendemmie
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