Il patrimonio paesaggistico italiano – quel mix unico di cultura e natura – genera nel complesso un valore economico superiore ai 107 miliardi di euro l’anno, circa il 6% del Pil. Un settore che deve tener conto dell’emergenza climatica, delle opportunità economiche e occupazionali connesse, della qualità della vita. Per non andare lontano, i soli paesaggi rurali ricoprono il 33% del territorio italiano e se adeguatamente gestiti, possono avere un ruolo chiave nella tutela della salute alimentare, della biodiversità, nel garantire servizi ecosistemici, nella difesa del territorio dal dissesto idrogeologico e nel trasferimento di saperi culturali e sociali. Ma è nelle città che si concentra il 50% della popolazione mondiale si emettono il 70% delle emissioni climalteranti. Qui gli effetti delle emergenze climatiche e sociali si percepiscono con maggior evidenza. È quindi nei paesaggi che abitiamo quotidianamente che deve avvenire la gestione del cambiamento, con criteri di adattamento ai cambiamenti climatici in corso, attraverso progetti sapienti di architettura del paesaggio.
Dell’evoluzione dei paesaggi si parlerà nella maratona internazionale di eventi raccolti sotto il titolo “Lost Landscapes”: il convegno internazionale organizzato dall’Associazione Italiana degli Architetti del Paesaggio e quella continentale. La quattro giorni si svolgerà dal 12 al 15 ottobre a Napoli, ma i preparativi per fare arrivare delegati da 27 Paesi europei sono già in corso.
“Vogliamo ricordare proprio in occasione della Giornata che si celebra nel nostro Paese il 14 marzo che i paesaggi sono il risultato delle trasformazioni delle nostre azioni (produttive, sociali, ecc) sui territori e sull’ ecosistema”, afferma Maria Cristina Tullio, presidente di Aiapp. “Viviamo inoltre in un’epoca di transizione, un momento durante il quale maturano nuove concezioni e produzioni alla ricerca di nuove condizioni di coesistenza. È quindi necessario operare con competenza per ristabilire i termini di queste nuove condizioni. Ma troppo spesso l’attività umana ha trasformato e trasforma sensibilmente e velocemente i luoghi, consuma suolo, natura ed energia con grande facilità e indifferenza e, quotidianamente, produce rifiuti, inquina aria, acqua e suolo. Dobbiamo, dunque, perseguire un nuovo equilibrio sostenibile. Nostro compito è far ‘stare bene’ le persone nei luoghi in cui abitano, migliorando il micro-clima, la qualità dell’aria, migliorando nel contempo la qualità della vita di tutti i viventi e il paesaggio che circonda i luoghi che abitiamo. Non si può parlare di salvaguardia del paesaggio, dunque, senza un competente progetto che mira a ristabilire o conservare gli equilibri fra natura e azioni umane”.