(Adnkronos) – La cucina è un talento di famiglia e nel loro ristorante i fratelli Portinari si dividono i compiti: Nicola è lo chef, Pierluigi invece è il pasticciere, ma fin dall’inizio si occupa anche della selezione dei vini. Quando Matteo Bressan arriva a La Peca, quattordici anni fa, il ristorante ha da poco ricevuto la seconda stella e la cantina, già piuttosto estesa, è appena stata nominata “Cantina dell’anno” dalla Guida de L’Espresso. Una bella responsabilità, ma Pierluigi è sempre al suo fianco. Parlando con Matteo, quello che ci colpisce è il suo approccio al vino: romantico, personale e per molti versi anticonvenzionale.
Come descriveresti la carta vini de La Peca?
Abbiamo circa 2100 etichette, in Italia ce ne sono di più ampie, ma sicuramente la nostra carta ha una profondità che la rende tra le più interessanti. La contraddistingue una grande ricerca. Assaggiamo tanto e non seguiamo schemi predefiniti: questo secondo me è l’aspetto più divertente della nostra selezione. Possiamo permetterci di farlo perché la carta ormai è completa, le etichette che devono esserci ci sono, per cui possiamo spaziare liberamente.
Quanto liberamente?
Per dire, abbiamo circa sessanta etichette di vini ossidati: quasi nessuno ne ha così tanti. Inseriamo quello che ci colpisce, quello che ci piace, dal produttore vicentino, al neozelandese, al macedone, allo slovacco. Oggi c’è un mondo che sta emergendo per via del cambiamento climatico: zone prima poco note o sconosciute che hanno iniziato a produrre vini incredibili, ma ci vuole coraggio per inserirli in carta.Leggi l'intervista completa su Vendemmie.Adnkronos – Vendemmie
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