(Adnkronos) – Venezia fa fatica ma non si arrende al tempo, così come i pochi veri veneziani rimasti in città: come si usa dire qui ‘duri i banchi’, espressione che durante le battaglie in mare ai tempi della Serenissima veniva gridata ai rematori delle galee affinché si reggessero alle panche per resistere a un impatto imminente. E si è tenuto duro, soprattutto dopo la triste sequenza che ha visto susseguirsi la seconda grande acqua alta di tutti i tempi nel novembre del 2019 e subito dopo la pandemia. Venezia è lì, stupenda come sempre, a volte acciaccata ma inossidabile, una città da amare e proteggere. E da preservare, immersa com’è in un’offerta ridondante di menu turistici di dubbia qualità, è la sua ristorazione. Va detto che negli ultimi anni è molto meno difficile rispetto al passato rispondere a una richiesta di suggerimenti su dove mangiar bene in città o nelle sue isole. Questo grazie anche a qualche bacaro sui generis che da luogo dove consumare il classico cicheto al banco si è trasformato in qualcosa di più strutturato e quasi più simile a un bistrot che alla classica osteria veneziana da sosta breve.Leggi l'articolo completo su Vendemmie.Adnkronos – Vendemmie
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