(Adnkronos) – Nuda, appesa a un gancio e torturata. A raccontare gli orrori vissuti in Libia è una delle naufraghe soccorse lo scorso 15 aprile nel Mediterraneo centrale dal team di Life Support e sbarcate stamani a Marina di Carrara. Una minore non accompagnata che insieme ad altre 54 persone è partita da Zwara, in Libia, e in mare, prima di essere tratta in salvo, è rimasta per 12 ore. "Sono orfana di entrambi i genitori e ho lasciato il mio Paese perché in guerra – ha raccontato ai soccorritori di Emergency, che con la Life Support dallo scorso dicembre hanno tratto in salvo 619 persone – Mi avevano detto la Libia era un passaggio molto semplice per raggiungere l’Europa, invece ci sono rimasta per tre anni. Lì sono stata imprigionata, sia da parte delle milizie che dei trafficanti". Volevano che pagasse più soldi per il viaggio in mare. "Mi spogliavano, mi appendevano a un gancio e mi torturavano. Intanto mi filmavano affinché io mandassi il video ai miei familiari, ma io non avevo nessuno al mondo a cui chiedere soldi e aiuto". Così quando è arrivato il momento di affrontare il Mediterraneo a bordo di una carretta del mare insicura e sovraccarica la giovane migrante non ha temuto per la sua vita. "Quando ho visto il gommone con cui avremmo attraversato il mare, non ho avuto paura: mi interessava solo lasciare la Libia – ha detto al team di Life Support – Quando siamo rimasti senza motore in mezzo al mare, completamente alla deriva, tutti a bordo pensavano che sarebbero morti ed erano angosciati, io ero pronta a qualsiasi destino, mi bastava sapere di non essere più in quel luogo maledetto". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)