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Frane e alluvioni, il prezzo che paghiamo per cementificare
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La striscia

Sotto i nostri piedi esiste un ecosistema complesso, ricco di biodiversità, fondamentale per la nostra economia

Oggi si celebra la Giornata mondiale del Suolo, ma il WWF ricorda che a livello europeo e italiano abbiamo davvero poco da festeggiare. Senza tutela del suolo si rischia di essere travolti da frane e alluvioni, si perde un importantissimo serbatoio di carbonio e si pregiudica un indispensabile patrimonio di biodiversità, nonché si mette a rischio la nostra sicurezza alimentare.

Il consumo di suolo in Italia viaggia a velocità insostenibile: le nuove coperture artificiali come edifici, infrastrutture e insediamenti logistici o commerciali fanno perdere al nostro Paese 2,4 m2 al secondo. Nell’ultimo anno in Italia abbiamo perso oltre il 10% di suolo in più rispetto al 2021 (altri 77 km2), come ha evidenziato l’ultimo rapporto di ISPRA. 

L’Italia è un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico: frane e alluvioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi in costante aumento anche a causa del cambiamento climatico. E le città, le aree urbane sono quelle più vulnerabili. Il consumo di suolo incide sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico: oltre 900 ettari di territorio nazionale sono stati resi impermeabili in un solo anno nelle aree a pericolosità idraulica media. La cementificazione contribuisce così a rendere il nostro Paese meno sicuro perché l’impermeabilizzazione del suolo aumenta il rischio di disastri: negli ultimi cinquant’anni (fra il 1972 e il 2021) frane e inondazioni hanno provocato 1.610 morti (di cui 42 dispersi), 1.875 feriti e oltre 300 mila evacuati e senza tetto. Nessuna Regione esclusa (Irpi-CNR 2023). Da eventi eccezionali e sporadici, gli eventi meteorologici estremi sono ormai la regola: negli ultimi 4 anni grandi alluvioni e frane hanno travolto la Penisola da Nord a Sud, Sicilia e Calabria, Piemonte, Marche, Emilia-Romagna le regioni devastate.

Si aggiunge anche un grave problema di qualità dei nostri suoli quando vengono erosi, degradati, salinizzati e inquinati da pratiche agricole intensive. Proteggere il suolo e utilizzarlo in maniera sostenibile è infatti il primo passo da fare per la sicurezza alimentare. Alcune aziende dell’agroalimentare ne hanno compreso l’importanza investendo in pratiche agricole sostenibili, incentivando le rotazioni e mantenendo aree per la tutela della biodiversità nelle aree agricole. 

L’Italia è il Paese europeo con la maggiore diversità di suoli. Sul nostro territorio abbiamo 25 diversi tipi di suolo, rispetto ai 30 riconosciuti a livello globale dalla FAO. A tale diversificazione si associa una biodiversità fino a dieci volte maggiore a quella degli altri Paesi europei. Questa straordinaria biodiversità del suolo contribuisce attivamente a numerosi servizi ecosistemici, tra cui la formazione del suolo stesso e la sua capacità di fornire e trattenere acqua ed elementi nutritivi, la regolamentazione di parassiti e malattie delle piante, il sequestro o la movimentazione di contaminanti. E ancora, dopo gli oceani, i suoli sono i più grandi serbatoi di carbonio e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione della crisi climatica.

Per svolgere tutti questi servizi ecosistemici il suolo deve però essere sano e vitale, ma la sua salute e vitalità sono compromesse da molte pressioni antropiche, in particolare connesse all’agricoltura intensiva, che è causa di erosione, compattamento, desertificazione, impoverimento nutritivo o al contrario di eccesso di nutrienti come azoto e fosforo nonché contaminazione da sostanze chimiche tossiche, come i pesticidi e sostanze derivanti dall’uso di fanghi di depurazione.  Secondo la stima calcolata da ISPRA quest’anno vi è stata una perdita di servizi ecosistemici pari ad un valore di 9 miliardi di euro per i suoi costi nascosti, impatto che ricadrà sulle future generazioni). 

Il suolo è una delle risorse più preziose perché limitata e non rinnovabile. Serve un uso sostenibile ed efficiente del suolo in Italia e in Europa. 

Rigenerazione urbana e consumo di suolo costituiscono oggi un binomio inscindibile sul quale Parlamento e Governo discutono da anni senza giungere ad una definitiva approvazione di un testo di legge. Sono infatti passati 12 anni dalla prima proposta di legge governativa sul consumo di suolo. In questa XIX legislatura sono già stati depositati alcuni disegni di legge il cui esame però è ancora allo stadio iniziale. A livello europeo, nel novembre 2021 la Commissione europea ha approvato la “Strategia dell’UE per il suolo per il 2030” che ha fissato come obiettivo di lungo periodo un consumo netto di suolo pari a zero per il 2050. È attualmente in discussione una proposta di Direttiva per il monitoraggio e la resilienza del suolo (Soil Monitoring Law) con l’obiettivo di creare un sistema standardizzato di monitoraggio dei suoli europei. Purtroppo, il testo in discussione non rende vincolante nessuno strumento per occuparsi della salute e fertilità dei suoli per cui difficilmente riuscirà a fermare i processi di degrado del suolo né a prevenire e mitigare gli impatti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità.

Siamo però tutti coinvolti nella sfida per la conservazione del suolo e responsabili del suo corretto utilizzo, attraverso un’agricoltura che segua i principi dell’agroecologia a livello globale, europeo e locale. Lo stile di vita dei cittadini ha poi un ruolo prioritario: scegliere prodotti locali, coltivati con metodi rispettosi del suolo, come l’agricoltura biologica, contribuisce alla sua tutela.

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