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Controstoria di San Valentino sulle strade d’Europa
C

La striscia

Elena Livia Pennacchioni
Elena Livia Pennacchioni
Vedo il mondo da 1 metro e 60, l'altezza al garrese del mio Attila. Sono l'addetta stampa della biodiversità, romana di nascita e veronese d'adozione, ma con il cuore ha in Umbria. Scrivo di animali, piante e qualche volta di come l'uomo riesce a salvarli!

San Valentino era il Vescovo di Terni al quale fu tagliata la testa all’età di 97 anni, poi divenuto martire cristiano e ricordato nel giorno della sua morte. Fumosissimo il motivo per cui dalla decapitazione della tarda età imperiale, siamo arrivati fino ai cuoricioni di oggi. Ad ogni buon conto, vale il fatto che la celebrazione del Santo abbia seguito il rigoroso iter di damnatio memoriae delle più importanti feste della civiltà romana. E segnatamente i Lupercali, che cadevano proprio il 15 di febbraio. Che è inutile che vi arrampicate sugli specchi, ma nel merito non ci azzeccano proprio con la festa degli innamorati.

Tuttavia, sempre perché ci piace rendere alla storia il valore che merita (in special modo se siamo costretti ad assistere allo spettacolo del nulla universale, condito da cioccolatini e cene fuori), non possiamo ignorare che in quei due millenni che ci separano dal taglio della capoccia del povero Valentino, qualcosa di sostanziale invece sia successo.

Le strutture di potere del clero medievale sapevano come fare per radicare un appuntamento nella liturgia dei fedeli. Mica come oggi che pure a parità di tradizione popolare, il messaggio è totalmente privo contenuto. Manco il marketing siamo più capaci di fare. Invece ai papi non ci è mai toccato di spiegare loro niente, lo sapevano fare da soli già dalla nascita. E allora i pontefici misero in campo i benedettini, affidatari proprio di quella Basilica di Terni in cui il martire officiava qualche secolo prima. Maestri indiscussi e mai superati nel compito di diffusione del messaggio di preghiera, non a caso sono considerati i veri fondatori dell’Europa cristiana. Che non se lo sono fatto ripetere due volte e hanno portato il culto di Valentino dall’Umbria verso nord, fino in Francia e in Inghilterra.

Tutto lo spiegone, con relativo disappunto malcelato sulla sistematica soppressione per sovrapposizione dei culti latini, solo per dire che tutta questa storia di San Valentino ha senso se ne cerchiamo l’essenza. Che si può certo ritrovare nella Basilica ternana, dove tutto ha avuto inizio. Ma oggi sarà pieno di letterine, rose e chiavi dell’amore che è meglio starne alla larga. Allora vale la pena di scoprire quei grandi gioielli del passato che ci ricordano la strada che hanno percorso i popoli di questa nostra amata Europa.

Se chiedessimo alle strade d’Europa di condurci sulla via del Santo Valentino, prepareremmo lo zaino per andare certo in centro Italia, tra Umbria, Marche e Abruzzo. Ma ci accorgeremmo che la bussola ci indicherebbe soprattutto il nord. Arco, Ala, Funes, Folgaria, Trento, Curon Venosta. Gioielli di piccola architettura medievale ancora incastonati in un paesaggio naturale, che solo i Benedettini potevano pensare di costruire. Il silenzio della storia contro lo scomposto schiamazzo del nulla incipiente. Peggio ancora di avergli tagliato la testa, il povero Valentino deve pure sentirsi invocato tra un sushi romantico e una scatola di cioccolatini. Allora, se proprio dovete invocarlo, almeno andate a cercarlo dove forse ancora sta.

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