Fa discutere la presenza di mucillagini nei nostri mari: dal Tirreno all’Adriatico, nelle acque e su alcuni litorali italiani nelle ultime settimane sono apparse queste secrezioni di microalghe. Il fenomeno di per sé non è preoccupante per la nostra salute, ma ha riaperto il dibattito sullo stato dell’ecosistema marino, specie se collegato al cambiamento climatico o all’impatto delle attività umane inquinanti.
A essere colpito è soprattutto l’Adriatico, dove confluiscono le acque che scendono dal bacino padano-veneto, uno dei più popolosi e industrializzati. L’effetto sulla presenza di mucillagine è diretta: la grande quantità di nutrienti prodotti da attività di tipo agricolo e zootecnico finisce in quelle acque e spinge la loro proliferazione. Lo stesso però vale anche per il Tirreno e per altri mari. Come ha rilevato Greenpeace, in collaborazione con il DiSTAV dell’Università di Genova nell’ambito del progetto “Mare Caldo”, circa il 95-100% dei fondali tra i 15 e i 30 metri di profondità nell’Area marina protetta di Portofino era ricoperto di mucillagine già a fine giugno, con gravi rischi per la biodiversità che popola i fondali. Una delle prime zone che quest’anno si sono viste le acque invase di mucillagine è quella di Trieste. Una parte di questo fenomeno è certamente dovuta a parte del carico zootecnico derivante dagli allevamenti, presenti soprattutto nella pianura Padana. Per questo sono state prese azioni per ridurre i nutrienti che passando dal Po raggiungono le acque marine.
Ne sono convinti Silvia Zamboni e Paolo Galletti, i co-portavoce di Europa Verde-Verdi Emilia-Romagna. E incalzano il Governo. “La Regione e il governo nazionale cambino passo sulle mucillagini: il mantra che non sono nocive per la salute dei bagnanti non basta più, perché i turisti vogliono fare il bagno in acque pulite. Inoltre, questa fioritura anomala segnala che si è spezzato l’equilibrio ecosistemico per cause anche antropiche. In altre parole, responsabile è l’afflusso nelle acque del Po, anche tramite gli affluenti, di sostanze azotate e fosforo rilasciate dai fertilizzanti di sintesi chimica in agricoltura e dai reflui degli allevamenti intensivi. Un quadro aggravato sia dalle sostanze chimiche mobilizzate dall’alluvione del 2023, sia dalle alte temperature fuori norma (luglio 2024 è stato definito il luglio più caldo della storia del Pianeta dal sistema UE Copernicus di monitoraggio del cambiamento climatico), sia dalle piogge copiose di giugno che hanno aumentato l’afflusso in mare di acqua inquinata dei fiumi. Uno scenario complesso che richiede in futuro misure preventive e risorse per fiumi puliti per un mare pulito. Occorre quindi spostare l’attenzione sulle cause: i ristori, pur necessari per tamponare l’emergenza economica in particolare per Turismo e Pesca, non sono la soluzione sistemica al problema.
Ci associamo quindi alle richieste dei nostri storici esponenti Verdi di Rimini e Cattolica, Beatrice Grasselli e Cesarino Romani, che invocano un serio impegno a tutela della qualità delle acque dei fiumi e del sistema di vegetazione riparia. L’alluvione del 2023 ha parlato chiaro: i fiumi non vanno intubati, bensì lasciati liberi di espandersi quando aumenta la loro portata. Mentre le mucillagini hanno richiamato l’attenzione sulla qualità delle acque dei fiumi e, a discendere, di balneazione in mare. Si inizi con l’investimento su depurazione e contratti di fiume. La comunicazione che le mucillagini non sono tossiche, pur corretta, non basta più”